Di certo tutti saprete che nella città di Reggio Emilia, nel 1797, nacque il tricolore come rappresentazione degli ideali rivoluzionari e repubblicani che infiammavano l’Europa in quegli anni. Saprete anche che durante il Congresso di Vienna del 1814-15 venne imposta la “Restaurazione” e quindi tutte le forme di governo nate dai moti rivoluzionari vennero soppresse e venne imposto a forza il ripristino delle dinastie regnanti. A Reggio ritornarono quindi gli Este che, parimenti alle altre casate d’Europa, per stroncare alla base eventuali movimenti sociali, vietarono l’utilizzo dei simboli rivoluzionari ovvero del Tricolore.
Un divieto potrà anche impedire manifestazioni pubbliche ma nulla può nei confronti della fantasia e del sotterfugio.
Per questo motivo quando nel 1850 il reggiano Domenico Pellizzi venne chiamato ad affrescare il soffitto del Teatro Municipale, nel disegnare l’Allegoria della Commedia, subito innanzi al Palco Reale destinato ai membri della famiglia D’Este, utilizzò tre figure vestite casualmente di verde, di bianco e di rosso.
Ovviamente la raffigurazione del tricolore era severamente proibita e le punizioni per avere inneggiato alla rivoluzione potevano portare addirittura alla pena capitale. L’astuto Pellizzi però sapeva di potere contare su di un potente e luminoso alleato: l’Astrolampo.
Il colossale lampadario, che ancora oggi illumina il teatro, si trova posizionato giusto a metà tra il Palco Reale e l’affresco patriottico, celando quindi alla vista degli Este l’audace manifestazione di libertà.