Modesto sobborgo dell’importante centro portuale di Brescello in epoca romana, fu il CASTRUM WALTHERII appartenente ai vescovi di Parma nell’undicesimo secolo. Il toponimo deriva dalle forme latinizzate WALTHERIUS e GUALTERIUS dei nomi Waldhar, Waltari e Walthari di origini germanica e longobarda.
Interessata dall’opera di bonifica dei monaci benedettini, divenne libero comune nella prima metà del 1100, ma sul finire del secolo l’imperatore Arrigo VI ne confermò il possesso all’episcopato parmense, sottoscrivendo un diploma in favore di Obizzo Fieschi e dando vita così ad un lungo conflitto di competenza. Possedimento di Azzo d’Este all’inizio del 1300, nel XIV e XV secolo registrò numerosi passaggi di proprietà, divenendo dominio dei Da Correggio, degli Estensi, dei Visconti, dei Trivulzio e degli Sforza, finché nel 1479 non tornò definitivamente alla casa d’Este, artefice nel 1561 di un importante accordo con i Gonzaga per la bonifica del comprensorio padano. I lavori di risanamento idrico, compiuti sotto la sovrintendenza del marchese Cornelio Bentivoglio, non valsero però a salvarla dalla disastrosa inondazione del Po del 1765. Annessa alla Repubblica Cispadana e poi a quella Cisalpina, intorno al 1830 fu inserita nel comune di Brescello, riconquistando l’autonomia amministrativa dopo l’unità d’Italia.
Al diffondersi dell’ideologia socialista e al sorgere di esperienze di cooperazione agricola, tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, seguirono la dura repressione fascista e un’attiva partecipazione alla Resistenza. Nel 1951 subì una nuova piena del Po. Tra i monumenti spiccano il palazzo Bentivoglio, la torre civica, la collegiata di Santa Maria della Neve, l’antica chiesa di Sant’Andrea, la villa Torelli-Malaspina-Guarient
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